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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scrittore, letterato, politico, filantropo, Teramo (15-12-1904) [Inizio Voce]larghissimo censo consentiva a lui di dare. Per il riscatto dei prestiti con obbligazioni del nostro Comune anticipò somme cospicue, prima che la Cassa Depositi inviasse i fondi necessari; nei moti del 1798 (sic!) cedette al Comune a modico prezzo ben 500 ettolitri di grano ed una gran quantità di granone, e quando la severa, e mai violabile legge del bilancio impediva al patrio Consiglio di decretare l'acquisto della casa Stroppolatini per ampliamento della via del Burro, oggi Thaulero, egli dette il denaro occorrente, contentandosi di ritirarlo con pagamenti annuali di L. 500 senza interessi. E fu generoso anche con altre istituzioni locali giacché in un momento critico per il Circolo cittadino anticipò ben 4500 lire, s'intende senza corrispettivo d'interesse, ed, amante com'era di ogni cosa bella e specialmente della sublime arte, che il sommo Hegel definì essere il linguaggio universale degli uomini e delle cose, cercò ed ebbe come ambito onore la presidenza della Società Filarmonica «La Cetra» che sussidiò largamente e che è lecito sperare troverà altro mecenate. Questi era Giuseppe Savini. Quando io pensavo a te ed ad un nostro concittadino, educatore di parecchie generazioni, il cui affetto tu ricambiavi con venerazione di discepolo, e che avanti negli anni cerca ora più che mai ogni felicità negli studi e nella filosofia, io solevo ripetere col divino Poeta. «Giusti son due ma non vi sono intesi». Ma noi intenderemo la voce che viene dalla tua tomba, o dolce amico, e che ci ammonisce che soltanto la virtù ed il sapere sollevano gli uomini e gli Stati a grandezza e felicità, giacché non per le ricchezze, che suscitano invidia, avesti l'affetto e la stima di tutti. E ciò dovette al certo esserti di ineffabile conforto nell'ultima ora di tua vita, quando, circondato
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