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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scrittore, letterato, politico, filantropo, Teramo (15-12-1904) [Inizio Voce]il letto dai tuoi cari, il loro bacio raccolse il tuo estremo anelito ed il pensiero apocalittico del discepolo Giovanni t'avviò sui floridi sentieri della speranza. Ma la tua carne è risorta nella carne dei tuoi figliuoli, in cui sopravvivono le tue passioni, le tue feconde energie, le tue eccezionali attitudini. Tu sopravvivi in noi e sopravviverai nei più lontani cittadini di questa patria, che consacra all'immortalità i migliori suoi figli, come oggi fa per te. — Delle belle parole anche per il povero Giuseppe Savini, ha scritte, e mandate al nostro giornale il prof. L. Fioravanti. Le pubblicheremo nel prossimo numero. (18-12-1904) Per Giuseppe Savini. — Quello che da tempo si temeva, ma che ognuno voleva ancora augurarsi lontano, nonostante tutti gli sforzi della scienza — inutili sforzi — fatalmente è avvenuto nella notte del dodici dicembre. E come tanti anni fa, nella stessa casa Savini, un angiolo di Signora colla sua improvvisa dipartita gettava nella desolazione Consorte e Figliuoli, così oggi un'altra pia Donna e de' soavi Figlioli rimangono desolati per l'acerba perdita del loro Capo amatissimo. E la città che tanto pianse l'altra volta all'infausta disgrazia, rinnova ora le sue lagrime alla scomparsa dell'onorato ed amato Cittadino. Chè Giuseppe Savini ebbe la Bontà dell'animo: che è quello che soprattutto fa stimati ed amati i cittadini. Per questa bontà d' animo — del resto, diciamolo, non nuova in casa Savini — Ei beneficò sempre, largamente, profusamente, indistintamente. Si potrebbe, per questo, dir di lui quel che un sommo scrittore voleva che ogni uomo potesse ripetere di sè: pensò più a far bene, che a star bene. E chi può contare le beneficenze compiute da Giuseppe Savini? Anzi chi può saperle, se per lui fu legge costante il Precetto Evangelico:
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