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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
scrittore, letterato, politico, filantropo, Teramo (15-12-1904) [Inizio Voce]non sappia la tua destra quel che di bene compie la sinistra? Né ci si venga qui a ridire su quest'argomento quello che ho sentito ripetere le tante volte: che certa specie di beneficenze non è più consona con la civiltà dei nostri tempi! Chi ha la bontà dell'animo porta con sé, dentro di sé la virtù della carità (valdire, di un amore non sterile) per la quale ei compie certi speciali atti di bene: necessari del resto sulla terra, finché in essa vi sarà l'imprevidenza, vi saranno rovesci di fortuna; o i tanti casi della vita potranno far piombare nella necessità, delle famiglie fino a quel giorno vissute prosperamente. E colla bontà dell'animo ebbe Giuseppe Savini congiunta quella della Schiettezza, della Sincerità: altra bella dote che va oggi scomparendo dal mondo, dove regna sovrana la doppiezza, la falsità dell'animo, Est, est, non, non, era il suo abitualo linguaggio «M'è piaciuto, non m'è piaciuto; hai fatto bene, hai fatto male» Né in quest'ultima espressione v'era qualcosa di disistima dell'amico, ché humanum est errare, l'ho sentito tante volte ripetere (sebbene poi aggiungesse — ma in tono più basso di voce — diabolicum perseverare); ma era perché ei parlava per amor della verità, che credeva un obbligo doverla dire all'amico. Questa stessa schiettezza d'animo e lealtà, lo faceva esser giusto anche cogli avversari (ché nemici ei certo non ne ebbe), dei quali riconosceva e confessava le doti che potessero avere: un'altra virtù questa che è oggi tanto difficile a trovarsi, stante l'urto delle passioni che fan velo a ben vedere e giudicare; e più ancora, e ancor più male, per la foga e necessità di mentire a scopi partigiani! Come il diverso pensare in materia di Religione, per lui che era vero credente — e ch'è un'altra sua caratteristica in tempi di fiacca fede
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