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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
sacerdote, Montorio al Vomano (29-1-1905) [Inizio Voce]nelle nostre menti, quale vessillo già redento della Fede cristiana. Io lo conobbi e lessi nell'austero suo viso che egli educò saggiamente, e col suo linguaggio eloquente poi mi disse che dové molto lottare con l'esempio e con l'operosità al rifacimento morale dei suoi tempi, che allora segnavano il disfacimento dei cuori. E con lui m'intrattenni a parlare, si ch'egli saggiamente avvertiva, perché avea la profonda conoscenza delle abitudini locali, di esser ricaduti in un'era troppo pericolosa; che alla impoverita educazione scolastica ridotta così per gl'inefficaci mezzi, si aggiungevano il vizio e l'infingardagine famigliare, e che il fanciullo senza religione intristisce e cresce avvolto nella corrente ruinosa del male. Santo verdetto! — si ch'egli fu educato tenacemente dai suoi all'esercizio della pietà e così operando tradusse la sua vita, che fu mirabile esempio di progresso a qualche suo educando, assorto a grandezza dottrinale, pari a quella dell'estinto suo precettore. In tempi della sua gioventù, quando la rinascenza della nostra patria era un sogno dei nostri primi martiri, egli, pur militando in una schiera affatto sfavorevole all'Unità d'Italia, tenne alto il mandato di maestro e di sacerdote, e tutto fece lodevolmente senza ostentazione e lungi dal cospetto del popolo. Né dico questo perchè il testimonio del popolo si debba fuggire, ma perchè ad ogni modo, per la virtù non vi ha teatro più splendido di quello della propria coscienza. E l'ebbe pura e piene di quelle facoltà, che l'invitarono al bene; ed ebbe merito eccezionale, per il culto che professava, di favorire i matrimoni civili, come quelli che danno legami indissolubili alla coppia degli sposi, che da lui si prostravano riverenti all'altare per essere uniti religiosamente. Ed ora vale, anima
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