[Elenco dei Nomi]

(...segue) Mezucelli Berardo
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905)

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prosatore magnifico, denso di cose, di pensieri, in forma purissima e semplice, e sopratutto limpida come cristallo di roccia. Quanti sono in Italia quelli che scrivono come scriveva Berardo Mezucelli? E non solo in lingua italiana, ma nella latina nella quale assorgeva all'altezza di un umanista del bel tempo della rinascenza, ed in epigrafia in cui pochissimi, tra i viventi, possono stare al paro di lui. Filosofo, conoscitore profondo della storia della Filosofia, ebbe ammiratori ed amici i più grandi intelletti, specie del Mezzogiorno d'Italia. Ebbe familiari Bertrando e Silvio Spaventa, il Vera, il Fiorentino e sopratutto Filippo Masci, il grande abruzzese che onora la cattedra occupata dal primo degli Spaventa, e che ora piange amaramente la dipartita del suo carissimo Berardo. Sebbene prete, aborrì dalle cieche superstizioni del passato ed intese i tempi moderni. Osservatore acuto delle istituzioni onde ora si reggono gli Stati e dell'odierno movimento sociale, scrisse articoli che, meditati, rilevano la perspicacia profonda del suo spirito indagatore e la conoscenza non comune degli uomini e delle cose. Tenace nelle amicizie, affezionato ai giovani ed ai discepoli che tutti protesse ed amò, probo, virtuoso all'antica, sacerdote esemplare, vero padre dei fratelli e delle sorelle sue, cittadino intemerato ed amante, come pochi, della sua Teramo, è scomparso circondato dal pianto de' suoi discepoli e di tutti coloro che hanno vivo il culto per la virtù e la dottrina. E' scomparso dalla scena della vita, ma vivrà eterno ne' nostri cuori, e noi trasfonderemo l'amore ed il culto per la memoria sua ai nostri figli, sperando che surga qualcuno che occupi il posto che egli occupava per l'onore ed il decoro nostro e della nostra Teramo. (F. Campanella) — Le epigrafi. — Quattro

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