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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) [Inizio Voce]quella che più a loro si avvicinava, — ei restò sempre: combatté, vinse, restò vinto, ma senza mai mutarsi, senza mai piegare. Non si spaventino le anime timorate e non temano pel suo carattere sacerdotale, quando io ricorderò loro che il Sacerdote Berardo Mezucelli restava delle mezz'ore intere innanzi a Gesù in Sacramento; e nella buona stagione incominciando dal nostro quieto San Giovanni per la Madonna del Carmine e di quella delle Grazie ei finiva le sue devozioni dinanzi all'altare del Santo di Padova. Son cose che ogni cittadino sa; e per chi nol sapesse, io aggiungerò, che non ho conosciuto mai altra persona — laica od ecclesiastica — così religiosa, pia, devota. Egli credette fermamente quel ch'io credo ed altri credono con me, che l'amore della religione possa, anzi deva nei buoni cittadini essere unito con l'amor della patria; egli credeva che quello stesso Dio che aveva messo nei nostri cuori questo duplice ardente amore; lo stesso Dio che come cantò il poeta pose in pugno alla maschia Giaele il maglio e ne guidò il colpo; quello stesso Dio che chiuse nell'onde vermigle il rio che inseguiva Israele, quello stesso Dio aveva guidato sui campi le nostre schiere per francare dagli stranieri la nostra patria. E Conservatore per eccellenza, e appartenente alla casta che direi aristocratica, ei non disprezzò la parte popolare negli onesti ed intelligenti operai, e nei popolani coi quali volentieri fermavasi ad amoroso colloquio. Ma egli voleva che non c'immischiassimo, non ci accomunassimo con loro, ma che li elevassimo, solevassimo fino a noi, nel che è riposta la vera degnità del vivere civile. Ed ora tornando alla mia prima idea, della lunga comunanza di vita coll'Estinto, e che fu la ragione di queste mie parole, io conchiuderò: se è vero quello che tutti dicono,
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