|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) [Inizio Voce]Mezucelli, e tutti insieme primi ed ultimi, chierici e laici, ripetiamo la lode al maestro, rendiamo onore alla persona amata. E in questo tempio la lode sincera e l'onore meritato diventano preghiera grata all'uomo e grati a Dio. Dalla vita meritevole la lode, dall'opera eccellente l'onore. Ecco in breve la vita e l'opera dell'onorando cittadino; scorriamola a nostro conforto, dai primi agli ultimi anni. Egli nell'aristocratica famiglia teramana dei Mezucelli il 21 dicembre 1837 ricevette la vita e la prima educazione fino al '50. Dopo il 1850 il Vescovo Taccone aprì il Seminario con professori ecclesiastici e laici e il Governo Borbonico il Collegio coi Barnabiti. Fu una vera gara felice di sapere fra i due istituti e la città, anzi la Provincia, secondo la loro predilezione e la tendenza e vocazione dei giovani godevano dell'uno e dell'altro. Coltivò la mente e il cuore prima nelle scuole del Collegio e poi in quelle del Seminario il giovine Berardo, ed ebbe la ventura di avervi a maestri detti ingegni. Egli spesso nel conversare e nello scrivere pubblicamente ha lasciato ricordo di molti, specialmente di Luigi Michitelli, Luigi Vinciguerra e Carlo Campana. Desideroso com'era d'apprendere e ricco d'ingegno fece pro degli studi e ben presto vi acquisì nome. Una forma degenerata di governo imbelle gettò nello sgomento la famiglia del giovane seminarista, facendolo passare dalla scuola alla prigione per accusa di corrispondenza sospetta. Ma quali delle migliori famiglie Teramane non saggiò le carezze del Governo Borbonico? Diciotto mesi il giovine Berardo rimase nelle prigioni, dal gennaio del 1858 al giugno dell'anno seguente. Fu il suo ingresso alla vita pubblica. Giovanetto ancora non era rimasto insensibile alla voce d'un Pio nel '48 e accolse con gioia di gentiluomo
|