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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) [Inizio Voce]i suoi discorsi si udirono con piacere e si rileggono con profitto e diletto grande. Una delle prime, del '66 è stata la orazione sul fine storico della solennità commemorativa dei grandi scrittori e pensatori italiani. Oh il suo discorso qui letto nei funerali del comune maestro Luigi Vinciguerra! Ci richiama il pianto nel cuore. Come il discepolo vi appare degno del maestro! Rifulge vivido l'ingegno dello scrittore ove campeggia il pensiero filosofico e critico. A questo proposito, chi vuole, legga il discorso inaugurale letto nel Liceo ginnasiale Melchiorre Delfico il 21 nov. 1875 sull'insegnamento classico secondario e sulla critica moderna. E chi vuol far meglio, rilegga i suoi studi, le sue memorie sul Pisanelli, sul De Sanctis, sul Fiorentini, vedrà meglio la sua cultura critica e letteraria. Ma meglio ancora ritroverà la mente del pensatore fino e sagace nei due saggi su due grandi Abbruzzesi, anzi suoi concittadini, l'Abate Berardo Quartapelle e Melchiorre Delfico. Di quello ragionò sulle dottrine filosofiche e di questo sui pensieri dell'inutilità della storia. Anche l'Arte nella Storia del Pretuzio, di cui discorse nel IV Congresso della Società Storica Abbruzzese tenuto in Teramo il 27 settembre 1891, rivela un nuovo lato del suo ingegno ripiegato all'arte nella storia. Ma un'ultima piega del suo animo, e in questo luogo e in quest'ora la più che si avvicina al suo fine e più si appropria a lui pensatore e sacerdote, si rivela dalle sue ultime pubblicazioni quali sono le notizie raccolte di Pasquale Tacconi e di Niccolò Tamburini, le tradizioni religiose nella storia della città, anche le sue note su quel che resta di un pensatore e l'orazione in morte di Leone XIII. In queste ultime pubblicazioni felicemente egli sposa il pensiero filosofico e civile a quello
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