|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) [Inizio Voce]primeggiava, rievocata dall'artista e dal pensatore, che sapevano il primo renderla in una forma semplice ma luminosa, il secondo mostrarne le alterne vicende e le intime relazioni, con mente sagace, scrutatrice. Giorno bellissimo colla memoria rimarrà quello in cui, inaugurandosi il nuovo Orfanotrofio di Porta Vezzola, egli improvvisò poche, nobilissime parole, di elogio di Mons. Tamburini e dei continuatori dell'opera buona a pro dei poveri innocenti, meritando il plauso ed i baci dei gentiluomini presenti alla cerimonia, ai quali riuscì gradita sommamente la parola di un cittadino veramente egregio. Teramo, la sua grandezza, la sua storia, il suo avvenire, ecco il più dolce, il costante affetto dell'anima sua: Teramo, onorata dal Muzii, dal Palma, dal Comi, da Melchiorre Delfico, da Luigi Vinciguerra, Teramo, che rimarrà sempre onorata dalla memoria e dalle opere di Berardo Mezucelli: onorata nelle scuole; dove insegnano i suoi migliori discepoli; onorata nelle famiglie, dove il ricordo della persona è monito salutare e resterà esempio di virtù civili, domestiche, religiose; onorata nelle pubbliche amministrazioni, in cui più d' una volta il suo consiglio spontaneamente richiesto o liberamente dato, per amore della sua città, ebbe la sua benefica influenza. E con l'amore verso la sua città natale, sentiva l'affetto verso la Patria, verso la terza Italia, a cui, giovane di circa venti anni, in un periodo di oscura tirannide, fè sacrifizio della libertà per diciotto mesi. Accusato di corrispondenza sospetta, fè sacrificio della libertà. Da quel tempo cominciò il suo affetto verso l'Italia risorgente, accresciuto dall'ammirazione verso i giganti del pensiero e dell'opera, che riuscirono a comporla ad unità ed a restituirle la indipendenza. Credendo di fargli un torto,
|