|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) [Inizio Voce]
arcidiacono, letterato, Teramo (19-2-1905) operaio; e, come sacerdote, onorò il Clero di tutto l'Abruzzo, così, Canonico, Arcidiacono del Capitolo Aprutino, resta il suo nome indelebilmente segnato, a caratteri d'oro, accanto ai migliori dignitari del Capitolo cittadino. Perché Berardo Mezucelli era uomo integro, intimo: era un carattere e, per quanto modesto, nessun sentimento era in lui più vivo della rettitudine della vita; era l'unico vero dolce vanto, che consolava sempre la sua esistenza; e secondo la quale raccomandava che le azioni di tutti, degli amici e dei discepoli, fossero regolate. O caro, o buono, o venerato Professore mio, dunque, mi hai lasciato, ci hai abbandonato! Quando, l'ultima volta, nove giorni addietro, ti vidi nella tua stanza, alle cui pareti pendono ancora le immagini della sorella buona Elisabetta e, forse, della mamma, ebbe — posso dirtelo ora? — una triste visione. Oh Dio, caro Professore, siamo soli, senza di te; non c'è nessuno, ora, pare. Immagino i pianti desolati entro la casa: ricordo donna Gaetanina, l'angelo di bontà, i fratelli, i parenti diletti, affezionati, e sento le parole che raccolsero dalle tue labbra negli estremi momenti: Ed io c'era! — Come presentivi la tua fine e come la parola di conforto e di speranza degli amici era fioca! Ti ricordi l'ultimo giorno? Ti parlai di Silvi, del mare Adriatico: “Andremo insieme laggiù, quest'anno, a luglio. Me l'ha scritto mio padre. Andremo...” Raggi di sole entravano nella stanza ampia, quasi nuova. “Andremo a Caprafica, tra la gente umile e buona. Ricordare i fiori di erba sulla via, i ranungoli, e l'odore delle siepi?... Andremo” Ma, ora, dove più, senza di te? Penne 17 Febbraio 1905. Giovanni De Caesaris.
|