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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
studente (21-5-1905) A mezzo giorno di ieri, con gli occhi rivolti al padre ed al sole radioso di primavera, si spense, a soli ventun anni di vita Ugo Oberdan di Girolamo. Giovanetto serio, studiosissimo, promittente, aveva compiuti con molta lode gli studi liceali in Teramo, ed aveva frequentato il primo corso di studi legali nella Università di Roma. Nell'anno scorso li dové, con lo strazio nell'animo, abbandonare al primo manifestarsi del male che allora non parve irreparabile, letale, come poscia divenne, e che lo ha spento nella primavera della vita, nell'età in cui arridono sogni e visioni soavi, nell'età in cui l'animo si abbandona alla contemplazione serena di quanto di più nobile, di più ideale evvi nella natura umana, ignara delle dolorose realità della vita. Ed Ugo Di Girolamo ebbe intenso il sentimento, il culto delle idealità, radicato in lui per effetti degli studii, della larga e matura coltura e delle tradizioni domestiche. Buono, gentile, dagli occhi vivi, bellissimi, penetranti, esercitava, su coloro che l'ebbero amico, compagno, fascino irresistibile. Ha però, morendo, lasciato larga eredità di affetti e memoria che non si perderà col volger degli anni. Al padre, al nostro carissimo compagno ed amico, alle derelitte sorelle non osiamo mandare nemmeno una sola parola di conforto. Il loro strazio, che non ha nome, non conosce nè tollera conforto di sorta. Solo diciamo loro che noi piangiamo con essi sinceramente, profondamente e che ricorderemo il carissimo, il buonissimo Ugo, sempre, qualunque sieno vicende della vita, come se egli fosse stato uno de' nostri, come se egli fosse stato carne della carne nostra. Dei funerali, riusciti solennissimi, nella loro semplicità, diremo nel prossimo numero.
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