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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Isola del G. Sasso (16-7-1905) [Inizio Voce]di Napoli, chiamatovi dai fidi amici suoi fratelli Marozzi. Durante la reazione borbonica fu perseguitato, insieme ad altri signori d'Isola, dal feroce Gannuzzi, giudice del circondario di Tossicia: e miracolosamente si salvarono mercé l'accordo delle principali autorità isolane: Antonio De Angelis, Leonardo Madonna e Taddeo Francopoli, cittadini integerrimi e della cui fede non sospettavano le feroci autorità borboniche. E in casa Tattoni, durante le persecuzioni del passato governo, si nascosero parecchi cittadini, fra cui il buon Nicola Marozzi, che poi riparò nelle Marche, condottovi dal suo fido compagno Donato, dove questo contava carissime amicizie. Ma fin d'allora fu sognato nel registro nero del terribile Santanghè; e quantunque una volta godesse la protezione di un Procuratore del Re e di un Capitano di gendarmeria, pur tuttavia non poté mai ottenere dall'Intendenza di Teramo il porto d'armi per la caccia. Sicché Donato Tattoni, che non aveva mai voluto sottoporsi alla polizia borbonica, andò a caccia sempre clandestinamente col fratello Giuseppe; ma gliene vennero danni, poiché, dopo varie contravvenzioni e condanne, dové sentirsi l'ultima, nel 1859, di cinque anni per opera dello sfegatato borbonico dott. Barone, il quale faceva le funzioni di giudice in Tossicia. La morte di Ferdinando e l'assunzione al trono di Francesco II° salvarono i poveri fratelli Tattoni, perchè fu concessa dal nuovo Re un'amnistia. Venne il 1859-60 e Donato lo troviamo nel Comitato teramano a ordire le trame per la caduta del governo borbonico. Scarcerati e tornati dall'esilio i condannati politici, egli è sempre in mezzo a loro. Caduto il governo borbonico e creata la guardia nazionale, fu nominato Luogotenente. Fece parte dell'amministrazione comunale come consigliere ed assessore.
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