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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, Napoli (17-2-1907) [Inizio Voce]e nel culto della vita, il lavoro fu l'ideale ch'egli ebbe con perseveranza e con lealtà ed insegnò con l'esempio che l'onestà, prima di divenire iniziativa, deve essere sentimento. A tutti facile a quanti di aiuto per giusta causa il richiedessero, prestò ogni sua opera e se stesso difficile per natural fierezza, volle essere buono, non parer tale. Aspro pertanto nel linguaggio, rude, non di rado, nei modi; schietto nel cuore e retto nell'intenzione fu da tutti amato ed è or, da tutti, certamente compianto. Io che lo stimai veramente, avrei voluto porgere alla dipartita della fredda spoglia il caldo saluto che vien dal cuore, se a tempo ne fossi stato avvertito. Commosso, addolorato, non vengo di persona almen per ora, ché mi sarebbe impossibile sostener la vista dell'afflitta vedova senza accrescer col mio il suo giusto cordoglio! E che dirle potrei? e che dire a te, angelo sublime, che per lui avesti affetto figliale? Il tempo?... ma il tempo smorza i deboli vincoli, non quello che fu sugellato dalla comunanza dei sentimenti e della vita! La fede? oh! sì la fede; essa è la sola forza nel dolore. Esso ci congiunge a quelli che uscirono di vita a mezzo della preghiera. Ti abbraccio — Enrico Barone
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