|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
pirotecnico, patriota, Teramo (14-7-1907) Allorquando mercoledì a sera corse voce che il laboratorio pirotecnico del cav. Baiocchi era saltato per aria e che c'erano più feriti, un triste presentimento pervase l'animo nostro: l'artista del fuoco fosse rimasto anch'esso vittima dello scoppio. Il presentimento divenne, l'indomani, pur troppo, realtà: l'artista geniale era caduto bruciato, incenerito per opera di quei terribili elementi che erano stato suo tormento e sua gloria. Troppo era noto in Italia e fuori il valore dell'artista abruzzese cui tutti volevamo un gran bene e niuna nostra parola potrebbe aggiungere alcun che alla gloria di lui che passerà ai più tardi nepoti consacrata nel profilo alato, geniale che ne tessé Edmondo De Amicis, ed ora ricordato da tutti i giornali d'Italia. In questo momento di dolore e di sconforto ci sia permesso ricordare solo l'uomo, sempre umile, sempre modesto, anche quanto scoppi d'irrefrenabile entusiasmo popolare lo additavano alla gloria, l'uomo che ebbe il cuore pieno di una bontà infinita e che non conobbe altri sentimenti che non fossero rivolti all'arte ed alla patria. Ed alla patria, prima e più che all'arte, aveva dato giovanetto i suoi ardori ed il suo braccio. Combatté eroicamente a Varese ed a Bezzecca, a fianco di G. Garibaldi che seguì anche nelle imprese di Roma. E l'uomo che avevano risparmiato le palle austriache doveva ora perire per opera di quel fuoco distruttore che aveva innalzato a grande dignità di arte. Pochi giorni fa lo rivedemmo a Teramo. Con lettera nobilissima aveva accettato di incendiare un fuoco in onore di G. Garibaldi, del padre suo, come nella lettera lo chiama, e venne, e da buon garibaldino, e da buon abruzzese compì quello che egli credé suo dovere di fare, e ci rimise del suo. Vada quindi il nostro mesto e dolente saluto alla memoria sua e dei caduti attorno a lui, dei suoi modesti operai che contribuivano con devoto entusiasmo, alla gloria del venerato maestro.
|