|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
pubblicista, Fiesole (3-11-1907) [Inizio Voce]ingrossando, tra due sponde fiorite, soverchiandole, talora, per il volume gorgoliante de la sua corrente, e spargendosi nei campi brulli e deserti a farli rinverdire come sotto il bacio benedetto di una nuova primavera.. Due libretti di versi ci rimangono: «Vertici ed Abissi» del 1902 e «Mito Profano» del 1904. Ultimamente era redattore capo dell'«Abruzzo Letterario». — Queste sue poesie sono lo specchio fedelissimo della sua anima. Temperamento ardentissimo, sentimentale, era una di quelle nature privilegiate, fatte per espandersi e comunicarsi: la propria individualità, il proprio io era un cerchio troppo ristretto al palpito del suo cuore infinitamente grande e buono: ogni miseria umana, ogni dolore umano trovavano entro il suo petto l'eco amorosissima: egli fu socialista e poeta per temperamento. Ogni causa santa e nobile lo aveva nelle fila de' suoi più tenaci sostenitori; ad ogni debole, ad ogni vinto egli, stendeva la mano. Se fosse nato quando l'Italia fremeva sotto la tirannide dei papi e degli stranieri, egli sarebbe morto tra un inno ed una battaglia su qualche spalto diroccato, da eroe. Nato quando la costituzione politica della penisola aveva assunto forma unitaria tra i suoi monti ed i suoi mari, egli spinse gli occhi al di là di questi ed al di là di quelli ed abbracciò con uno sguardo fraterno tutto quanto un infinito esercito che a l'avvenire ed alla riscossa volgeva l'anima inquieta tra le tormentose necessità del giorno. Così la sua poesia, traendo gran parte da questi ideali e da questi sentimenti la sua profonda ispirazione, ha un contenuto tutto umanitario e sociale, ed alcuni bellissimi versi possono bene stare accanto a quelli, di egual tenore, delle «Tempeste» di Ada Negri. — E così benedico: / -li alberi - o bimbi - piangono / udite?.. anch'io
|