[Elenco dei Nomi]

(...segue) Verrotti Emidio
magistrato, insegnante, Penne (20-2-1908)

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le lagrime sian poche, molti i sensi e le parole di ammirazione. Un uomo, che dei suoi settantacinque anni, vive otto lustri, compiendo alacremente e nobilmente i suoi doveri nella famiglia ed in mezzo alla società, passa piuttosto tra le lodi che tra le lagrime dei superstiti. Così dunque accompagniamo sino alla tomba, dove nessuno dei suoi l'attende, perchè tutti lontani, Emidio Verrotti, da noi chiamato sempre, com'era, il Commendatore, e che per otto anni, dal tempo ch'egli portò qui i suoi penati, come a nido di pace caro per nuovi affetti, stimammo «di onor sì degno». Riposo breve, reso triste da infermità non gravi, ma ininterrotte; reso tristissimo da una progressiva infermità degli occhi, per cui divenivano a grado a grado di colore oscuro tutte le cose e la bellezza dell' «aer dolce che del sol s'allegra» non più giocondava l'animo di lui. Quanto dev'egli aver sofferto di questo mancare della facoltà visiva, mentre, invece le potenze della mente rimanevano integre e i cari figli, che amò tanto e verso i quali fu più austero che tenero, cingevano la sua venerata canizie delle cure più rispettose, e la consorte degnissima sapeva intenderne i bisogni dell'animo disdegnoso, talora insofferente, e confortarne le tacite ore di giorni inerti, più gravi di ricordi. Nulla però poteva turbarti, o Commendatore Verrotti, all'infuori della tua inferma vecchiezza; come nulla turberà la pace della tua tomba e offusca la bellezza delle rimembranze, che lasci di te nella vita. «Sì, caro padre, — dicono a te i tuoi figli presenti — noi tutto avemmo da te.... L'esistenza è ben poca cosa; grandissime, invece, l'esempio di una vita intemerata e l'educazione della nostra volontà nell'amare tenacemente gli studi, come mezzo di perfezione morale e la forza più salda per vincere le umane

(segue...)