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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, insegnante, Penne (20-2-1908) [Inizio Voce]quando molte cattedre universitarie minori furono abolite, egli acquistò giovanissimo l'amore agli studi, che non sono mai in un ingegno alacre e acceso d'amore del bene, fine a sè stessi. Le tradizioni domestiche di quella aristocrazia dell'ingegno, che è la sola oggi destinata a trionfare, se congiunta con quella delle azioni, non mancavano di spronarlo ad accrescere la sua coltura: Ignazio Verrotti, vissuto attorno al 1700, fu giureconsulto stimato; Felicissimo Verrotti fu giudice regio, a Penne, nel 1849 ed ebbe dell'educazione del figliuolo un interesse particolare. Emidio Verrotti superò forse le aspettazioni del genitore e con lode del nome abruzzese — la sua famiglia è oriunda di Pianella, ma egli nacque a Catignano — ottenne molti onori, che furono giusto premio alla sua operosità e al suo senno di magistrato, ed alle sue virtù di cittadino. Ecco, in poche linee, la vita bella di quest'uomo egregio. Egli chiese, nel mese di novembre, dell'anno 1900, il meritato riposo e l'ebbe dal Governo insieme con due speciali prove di benemerenza: la nomina di Sostituto Procuratore Generale di Cassazione e l'onorificenza di Commendatore. Da quel tempo molte gioie allietarono l'animo suo di padre: egli vide, sino all'ultimo, cinque figli, forti e sicuri di sè, avanzarsi in mezzo alla società, per onorarla e giovarla con le loro opere, nell'aula dei tribunali, dalla cattedra, col soccorso illuminato della scienza ai mali ed agli onori della vita. Vide due figliuole entrare, benedette, in due nidi novelli, e la terza correre, come a festa, recisa le bionde chiome, dove piange il dolore, o sorride l'infanzia abbandonata; e, accanto alla consorte diletta, alla tre volte buona signora Checchina Ranalli, aspettò la morte con la serenità di chi può dire, al suo arrivo: «Tu trasformerai
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