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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
sacerdote, Loreto Aprutino (16-5-1908) [Inizio Voce]sui volti di tutti. — La salma. — E lì deposta, nella camera dov'egli tanto soffrì, tanto lottò contro l'iniqua ed implacabile sorte; sullo stesso letto del tormento ora cambiato in una serra di fiori alla tremula luce di ceri che bruciano alla purezza del dolore. Vi domina un muto silenzio, quel silenzio sgomento che segue l'uragano - sotto un velo di rassegnazione - la fedele compagna delle avversità dell'Estinto la pace e la calma regnano sul volto esanime. Dalla stanza vicina s'ode il singulto sommesso dei desolati parenti e degl'intimi addoloratissimi; mentre per la gradinata e pel corridoio si accalcano numerose persone d'ogni ceto in pietoso e lagrimevole via-vai a porgere il loro tributo di compianto e fiori sulla salma adorata. A miriadi giungono da tutte le parti biglietti, lettere e telegrammi di condoglianze sentite e sincere, specie dagli amici di Teramo. Si divulga intanto gran copia di partecipazioni, dove è detto che all'indomani avranno luogo le esequie nella chiesa di S. Biagio, di cui il caro Estinto ne era il solerte ed amato Rettore. Urgono i preparativi per la cerimonia di domani. Vi sarà una grande solennità di unanime dimostrazione di dolore. [...] Mai tanta folla aveva rigurgitato e gremito il largo di S. Biagio, dove erano convenuti per accompagnare all'ultima dimora il caro amico estinto e dare a lui la sentita dimostrazione d'affetto e di pianto, tutte le rappresentanze civili e militari del paese, tutte le famiglie dalla più umile alla più nobile, le scuole elementari maschili e femminili e l'Asilo d'Infanzia «Regina Margherita» […] — Un pietoso episodio — Deposto il feretro nella chiesa del Cimitero, il fratello Tommaso, che fino ad allora aveva assistito alla lagrimevole cerimonia in preda allo strazio più atroce, scoppia in convulso pianto
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