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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, Mosciano S. Angelo (21-1-1909) [Inizio Voce]riuscì commovente, e vi prese parte la Giunta Comunale, e molti Consiglieri, tutto l'Ufficio di Segreteria, i maestri, il conciliatore, l'asilo d'infanzia ed una folla di popolo, che ama la famiglia Del Zoppo e ne apprezza il patriotismo. Notevole questo: tutti i membri della famiglia seguivano il loro estinto congiunto. Sul feretro, ove brillava la leggendaria camicia rossa e le medaglie, furono deposte ricche corone del Municipio, della Congrega dì Carità, della quale era membro, dei fratelli Tito, Giuseppe, della moglie e del nipote Pietro e Maria Macozzi. In piazza della Rotonda il D.re Di Giandomenico con gran maestria ed eloquenza tratteggiò l'eroico soldato e l'ottimo cittadino, pronunciando il seguente discorso: Cittadini, inchinandomi riverente dinanzi a questo feretro, che trasporta all'ultima dimora la salma di un uomo, quale fu Eugenio Del Zoppo, di un uomo cui mi legava una così lunga consuetudine di famigliare amicizia e di stima viva e sentita, il dolore profondo, onde sono compreso, non consentirebbe al caldo rimpianto altra parola che quella dello estremo vale! Ma santo ed imprescindibile è il dovere dei superstiti e pietosa lagrima mescere sincera una lode a Chi seppe, dei suoi e della Patria, meritare la stima! E questa lode fulgida e radiosa quant'altra mai, che al compianto amico va largamente tributata, questa lode è sulla bocca di noi tutti è nei nostri cuori memori, e noi la veneriamo grandemente perchè è onore e vanto di nostra gente; questa lode è là, su quella bara: è la bella, la splendida, la gloriosa camicia rossa! I tempi nuovi: i tempi epici del nostro riscatto, trovarono Eugenio Dal Zoppo giovane e baldo nella fede dei destini d'Italia, che ascoltò il fatidico grido di Giuseppe Garibaldi chiamante dalla sua gran voce a raccolta i volenterosi
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