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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
patriota, Mosciano S. Angelo (21-1-1909) [Inizio Voce]che dovevano preparare a compiere la caduta del potere temporale dei Papi. Ed egli fece parte di quella piccola ma gloriosa falange abruzzese, che alla grande idea consacrò le vergini forze, e combatté da prode a Monterotondo ove guadagnò il grado di sergente, e la considerazione e l'elogio dei superiori. Ebbe, dopo il combattimento di Montelibretti, affidato dallo stesso general Menotti il delicato e pericolosissimo incarico di rintracciare sul campo documenti strategici importanti ivi smarriti, e fu allora che ritrovò il cadavere dell'eroico fratello suo Domenico. A Neroli, poi con 150 compagni, guidati dal glorioso maggiore Valentini, sopraffatti da circa 2 mila pontifici, fu fatto prigioniero e tradotto a Civitavecchia... Ma, ciò nonostante, non vide dei desideri l'incarnazione, né pari al merito ed all'olocausto toccò il guiderdone! Ed anche contro la repressione del brigantaggio il nostro caro Eugenio scrisse pure belle pagine dell'opera sua. Per richiamarne una alla vostra memoria ricorderò che, a Castagneto, con 7 compagni, tenne testa un'intera notte contro qualche centinaia di briganti, riuscendo all'indomani a sgominarli. Si ritirò poi a vita privata, ma operosa, vivendo modestamente. Fu di carattere mite e pacifico, ma insieme fiero a tenace. Fu semplice ed affettuoso con tutti. Non conservava rancori neanche contro i suoi nemici, che invece rispettava, dando così nobile esempio che solo può essere fecondo di bene. Tale, cittadini, è l'uomo di cui deploriamo la perdita. Egli nacque alla lotta, giacché fin dalla sua prima giovinezza dové lottare contro ostacoli inauditi; e lottò sino agli ultimi istanti nei quali le difficoltà dell'esistenza maggiormente contro di lui si addensarono. Non ancora innanzi negli anni, vide reciso lo stame di sua forte esistenza,
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