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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
capitano, Teramo (4-2-1909) Passa la fatale Dea sterminatrice e abbatte le vite umane. Passa e non guarda, e non ascolta, e non ristà, mai! Perché non ha rispettato il padre, unica cura per quattro teneri figlioletti; perchè non ha sentito pietà di quelli che rimanevano al mondo soli, abbandonati, dolenti, senza il padre loro premuroso e caro, che da cinque anni si sforzava di riempire nella casa e nel cuore della sua prole il vuoto lasciato dalla morte della compagna tenera, gentile, amorosa? Passa la fatale Dea sterminatrice e non guarda, e non ascolta, e abbatte le vite umane! Il giorno primo del corrente febbraio, dopo lunga e penosa malattia chiudeva gli occhi per il sonno eterno il cavaliere Italo Ferrari Capitano a riposo. La nuova corse rapida per la città. Gli amici rimasero costernatissimi e pensarono con raccapriccio alla posizione grave dei quattro figliuoletti deserti! A la mesta casa accorsero, e i bimbi furono pietosamente allontanati... Che strazio in quella casa muta: sembrava che un pianto lungo, infinito, amaro sorgesse da tutte le cose!... Il giorno due avvennero i funerali. Il corteo partì dalla chiesa dell'Annunziata, sotto un nevischio leggero. Al soldato che diede la sua giovinezza e il suo valore all'esercito e che raggiunse il grado di capitano, l'esercito rese i dovuti onori. Una compagnia del battaglione qui in distaccamento venne a schierarsi dirimpetto alla porta della chiesa. Quando la cassa uscì dal tempio e venne posata sul carro funebre, l'ufficiale comandante la compagnia ordinò il presentate le armi, e fu quello un momento di emozione. Poi alcuni plotoni si misero in testa al corteo, ed uno in coda. Si passò per piazza della Cittadella, per piazza Grande, per il Nuovo Corso. Fuori Porta Madonna la neve venne giù con violenza
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