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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
senatore, Chieti (5-12-1909) Ora è una settimana che è morto serenamente in Chieti uno dei più alti parlamentari abruzzesi, il senatore Camillo Mezzanotte. Il dolore profondo che gli abruzzesi tutti hanno sentito della sua perdita basta a testimoniare l'alto valore morale dell'uomo, e se questa prova avesse bisogno di conferma, l'avrebbe dal motto con cui fu espresso in tutti i giornali il sentimento destato dalla sua fine: è morto un uomo virtuoso; è morto colui che, con fede di apostolo, sacrò tutte le sue energie al bene del paese! Quanti ebbero il bene di avvicinarlo sono tutti concordi nel riconoscergli un tesoro di bontà inesauribile, che faceva di lui un ottimista a tutta prova. Buono, infinitamente buono nel fondo della sua anima, egli credeva tutti plasmati allo stesso modo, e le colpe altrui alla malignità delle circostanze quasi sempre riferiva. Ed aveva anche la modestia, qualità rarissima negli uomini grandi. La sua piccola persona, la sua voce esile, il suo sguardo vivace, ma discreto, erano i simboli esteriori di questa modestia: il superbo conversando con lui si sarebbe illuso di essergli eguale, così semplice era modesto. Uomo di larga coltura da giovane, venne acquistando via via quella che gli occorreva per la trattazione coscienziosa di tutte le questioni alle quali poneva mano, specializzandosi massimamente in materia finanziaria. Le innumerevoli sue relazioni al senato, il suo frequente intervento alle discussioni mostrano necessariamente la sua larga coltura ed il suo fine intuito. Aveva un profondo sentimento del vero e non soffriva che altri lo negasse senza sua protesta; la sua parola manifestava una persuasione sincera ed intera: non elegante, non brillante, non impetuosa, ma chiara, solida, pacata. Non posava finché non avesse
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