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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Teramo (6-1-1910) [Inizio Voce]suo e de' suoi figli; qui egli ha speso gran parte della sua vita regolando giustizia; qui infine si è spento, senza tristezza, senza angoscia, forse perchè sapeva di lasciare col suo Ricciardo un secondo padre per i piccoli orfani, certo però perchè nulla poteva esservi nella sua coscienza adamantina che gli ricordasse una violenza consumata o una ingiustizia pensata. Ed ora Egli se ne torna alla sua Tossicia, ai piedi delle nostre montagne sfolgoranti di bianco, ove fiorì il suo amore gloriosamente, quell'amore che, valse a rendergli dolce e cara la vita quando più triste che mai gravava sull'anima sua l'ora dello sconforto; torna tra la gente buona e semplice che lo ospitò, lo conobbe e lo amò negli anni primi della sua giovinezza, va lontano dalla tua dolce Siena nella terra aspra e forte ove palpita e fiorisce il più puro sangue d'Abruzzo. Va, dunque: riposa in pace: oh! certo la tua patria avrebbe saputo renderti più degni onori, ma certo nella tua Siena, non sarebbe stato maggiore il compianto di chi ti voleva bene, la tenerezza con cui chi ti conosceva si è stretto al fianco dei tuoi, nell'ora del dolore, certo, non sarebbe stato più dolce il profumo dei fiori che noi oggi ti offriamo, o povero estinto: va, riposa in pace...
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