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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Sulmona (2-10-1910) [Inizio Voce]e per educazione, non per calcolo o per tornaconto: e perciò la sua bontà fu semplice, ingenua, quasi primitiva come quella di un fanciullo: come il fanciullo ancora incorrotto l'anima sua generosa non concepì mai, neanche una sola volta in vita, un pensiero non degno; e come il fanciullo Egli non seppe mai addomesticarsi in grande confidenza con la generalità degli uomini. Perciò l'uomo appartenne alla esigua schiera di quegli ingenui consapevoli e volontari, che vivono tutti modestamente più in compagnia di loro stessi che degli altri; severi ed ipersensibili nella valutazione delle loro proprie azioni, benevoli ed indulgenti in quella delle azioni altrui; pronti a ricambiare col perdono e con l'amicizia sincera l'ingiuria e la scaltrezza; solleciti degli altrui dolori e dell'altrui sventura, forti nel sopportare la sventura propria quasi sempre in segreto; senz'altra ambizione che quella di giungere incorrotti alla estrema ora tragica, che per essi, in virtù della loro lunga ingenuità, giunge serena, e serenamente li spegne, invidiati ed ammirati silenziosamente dai cinici a dagli egoisti arrivati, con minori scrupoli, più in alto. Con ognuno di questi singolari campioni della virtù cristiana, la società perde un uomo che è incapace di nuocere al prossimo, e che è sempre pronto a giovargli anche con sacrificio proprio. Il Magistrato fu inflessibilmente diritto, anche in singolarissimi casi in cui l'ubbidienza alla voce della coscienza prediceva rappresaglie pericolose di gente poco degna e prepotente. Conosco della sua funzione atti mirabili di indipendenza, i quali, per me che dalla magistratura reclamo libertà anche più che dottrina di sentenze. Lo elevano a valutazione altissima; poiché, essendo la Giustizia fondamento primo d'ogni civile consorzio, io soglio vedere
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