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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
magistrato, Sulmona (2-10-1910) [Inizio Voce]in un libero magistrato sempre un difensore efficace della Patria e della Civiltà. Non vi è Ministro o Deputato, non Superiore gerarchico o personaggio influente, che possa vantarsi d'aver turbato giammai la dirittura della coscienza di Lui. Fuori d'ogni partito e d'ogni fazione, non guelfo nè ghibellino, schiavo inemancipabile solo e sempre della adamantina coscienza sua, Egli ebbe la soddisfazione grandissima di vedere la sua sentenza al di sopra di ogni sospetto circa la rettitudine e la buona fede della sua intenzione: soddisfazione assai rara per il giudice, la cui funzione è, per natura sua, quasi sempre esposta al sospetto ed alla rappresaglia. L'anno scorso, proprio in questi giorni, io ebbi l'onore di essere suo ospite in Sulmona, ove in questi ultimi anni egli ha coverto l'altissimo ufficio di Presidente del Tribunale. La gentile città consorella è agitata anch'essa, come tante altre del nostro Meridionale, dalla mala pianta dei partiti locali, raramente informati a fecondi dissidi di programmi, e più spesso incardinati su competizioni personali; ed in tali ambienti non è chi non sappia, quanto più difficile sia il compimento dell'alto ministero giudiziario. Eppure unanimi in tutti erano la stima ed il rispetto per il presidente, ch'io vidi, con vivo compiacimento di concittadino e di amico, fatto segno alla più deferente ammirazione di avvocati e di cittadini d'ogni parte. Per questa sua rettitudine d'antico stampo, Egli senza sostegno di sette di alcun colore senza protezione di alcun Mecenate, senza gratitudine per alcuna compiacenza che non nascesse dalla legge, ha potuto tuttavia raggiungere l'alto grado di Consigliere di Corte di Appello ed avere successivamente il delicato incarico di presiedere al Tribunale di una importante città. E di Lui in tale
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