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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Nereto (4-6-1911) Da Nereto ci giunge notizia delle solenni onoranze rese alla memoria di Donna Vinca Sorge-Delfico la cui morte immatura, con cuore commosso, già lamentammo nel penultimo numero. La mattina del 26 p. m. prestissimo, la salma fu trasportata nella Chiesa della SS. Addolorata e di qui, verso le 10 ant., nella Chiesa Madre, sul frontone della quale leggevasi la seguente iscrizione: Onori funebri - A Vinca Sorge De Filippis Delfico - Dei Conti di Longano - Nata di forti visse esemplarmente - Educando austera - Con sollecita intelligenza ed amore - Le sue creature - A la scuola del dovere e de le virtù - Non compiuta peranco la sua missione - Già cominciavanle intorno a fiorire - Lietamente le sue dolci speranze - Quando Morte l'incoglieva - A nulla valsero - Le preghiere e le lagrime infinite - Del marito e dei figli - Che vanno - Com'ombre per le mute stanze - Invocandola ancora. — Giovinezza, virtù, bellezza, tutto è morto, il succo della vita è consumato. Shakespear (Macbet) — Tutto è morto, tutto è consumato di Vinca Sorge De Filippis Delfico, gentildonna perfetta e d'una bellezza soave, affascinante. Chi scrive l'ebbe compagna nell'età primiera e la rivede ancora così maestosamente splendida e simpatica e con tutte le seduzioni dell'intellettualità vera e completa, seduzioni che gli anni invece di scemare aumentarono. Parlare a voi, amiche lettrici, a voi di Vinca Delfico, che la vedeste crescere fra le vostre mura come uno dei più smaglianti dei più belli e soavi fiori dell'aristocrazia Teramana, a voi lettrici della gentile Nereto, che l'aveste sommamente cara e benedetta, sarebbe come parlare della sfavillante luce del sole, e nulla potrei dire, o aggiungere che non sappiate. Il mio non è che un saluto tenero, affettuoso, un mesto
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