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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
conservatore delle ipoteche, Teramo (4-6-1911) [Inizio Voce]un leggiadro fiore di fanciulla per compagna dei suoi giorni. Giovane e unico rampollo di gentile famiglia teramana adorna di altre virtù e vereconde grazie la casa novella, il nuovo nido del giovane Altamura, ove bontà si aggiunge a bontà se il simile al simile s'appiglia; e la sposa Laura circondata da affetto e da stima fu la invidiata delle nuore abruzzesi. Questa bontà che muove dai cuori è alimentata in famiglia e cogli anni si accresce di sei figliuoli. Ma ahi! la morte sotto gli occhi vigili dei genitori ne fura un maschio nel più bel fiore degli anni suoi! Non si dà bontà vera senza sapere, e questo nel cav. Altamura abbonda e cresce col crescere delle stagioni e si fa palese e maggiore con la consuetudine della vita famigliare e sociale. Egli promosso, per poco si allontana da noi, ma presto ritorna agli Abruzzi coll'ufficio maggiore d'Ispettore e vi consegue nel 1902 quello di Conservatore delle Ipoteche, ultima meta della sua splendida carriera. Attende ai suoi doveri con scienza e coscienza circondandoci della soddisfazione di tutti, inferiori e superiori, non che dei cittadini. Ma dopo dieci anni dell'ultima mansione di Conservatore lo sorprende male indomabile a 60 anni di vita operosa e intensa di lavoro, ed il cavaliere cade sulla breccia ancora valoroso ufficiale pel ministero della cosa pubblica e privata delle ipoteche nelle nostra provincia, mentre il suo cuore di padre amoroso è aperto alla speranza di riabbracciare il suo Guido di ritorno fra pochi mesi dall'università di Torino con la laurea d'ingegnere. Così crudelmente resta tronca la sua esistenza della terra, monca la speranza dei giorni quaggiù numerati. Ma la vita di bontà, o signori, non muore, supera la prova del tempo, fa parte dell'eternità, permane su i disegni del buon Dio. Perciò, o
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