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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, politico, Rosburgo (22-8-1912) Ecco un altro scomparso troppo precocemente. Non aveva che 37 anni! La Parca inesorabile ha reciso un altro stame; una tempesta subitanea ha divelta la giovine quercia. Giovine e robusta pianta, che ha sfidato l'infuriare dei venti impetuosi, lo schianto dei fulmini, senza piegare la rigida fibra: si è spezzata, ma non ha piegato mai. Frangar non flectar egli aveva scritto sulla sua bandiera: questo il suo motto, la sua divisa nobiliare. Egli ebbe amici sinceri, pochi ma buoni: ebbe nemici in gran numero. Di questi, alcuni per opportunità, altri per proprio tornaconto, molti per inalazione, per sudditanza ai primi, inconsapevoli! Per lui echeggiarono l'osanna ed il crucifige. Per lui furono apprestati l'apoteosi e il calvario. Ciò prova che egli non era un manichino da toga o da livrea: non si aggredisce un imbelle, non si accarezza uno sciocco, a meno che chi accarezzi o chi aggredisca non sia più sciocco e più poltrone. La tenacità, che qualche volta fu giudicata durezza, fu il fondo del carattere dell'Arlini. Gli eufemismi diplomatici egli ignorava, e non si sforzava per piacere altrui a dare forma blanda a rudi concezioni. Egli non sapeva mentire, neppure nella forma, nè agli altri nè a se stesso. La politica locale di Atri lo assorbì per breve tempo. Ma egli seppe stampare una così vasta e durevole orma ne l'infido limo della vita pubblica del suo paese, che ne scosse il secolare torpore, e ne costituì, per così dire, il reagente chimico più adatto a suscitare nuove forme e nuovi pensieri. È vero che egli fu vittima delle sue esperienze di gabinetto; ma è anche vero che le sue formole furono applicate nella loro integrità, senza un emendamento, senza un'attenuazione e senza una sostituzione. Seppe circondarsi
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