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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, Roma (20-2-1913) [Inizio Voce]cui egli, appena laureato, giovinotto, conquistò a Roma una larga clientela, da scrittore, nella Sinossi Giuridica, nei Dibattimenti, nella Legge, negli altri periodici della capitale, il suo pubblico; donde la segreta virtù di quel suo prestigio tra la magistratura che il pubblico, che giudica superficialmente le cose, chiamava fortuna..... Non è dunque, soltanto morto un uomo, ma è svanito un incanto che la stessa professione, esercitata in concorrenza con tanti e disformi clementi e che così rapidamente logora le simpatie, non era riuscito ad attenuare. E se io lo ricordo la volta, ahimè ultima che lo vidi, se il volto appariva più pallido, l'animo non era mutato da quello di 20 anni fa: così vivace e perenne fioriva la primavera della sua giovinezza! Povero, caro Angelo. Dovendo oggi parlar di te, scomparso, mi torna alla mente e ne apprendo tutto il senso terribile, l'imprecazione che si legge sopra un sarcofago: possa egli morire l'ultimo dei suoi! poiché grande è lo strazio, indicibile la pena del sentirsi diventar solo..... (Orazio Albi) — La Direzione e la Redazione del Corriere si associano ai sensi di dolore espressi dai proprii collaboratori prof. Giov. De Caesaris e prof. cav. Orazio Albi e rimpiangono l'amico scomparso, l'uomo egregio, il professionista colto ed esemplare!
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