|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, politico, Teramo (9-3-1913) [Inizio Voce]fede di un credente. Quella fede, che lo rendeva anelante di raggiungere in ogni dibattito il fine supremo, cui devono tendere nell'armonia delle diversi funzioni, giudici, e difensori, il trionfo cioè dell'umana giustizia. Nell'esercizio del suo ministero non rifiutò mai la sua assistenza agli umili ed ai diseredati, e nel loro patrocinio profuse non meno che negl'incarichi lucrosi tutto lo zelo e l'amore che devono apportarsi nella tutela dell'altrui patrimonio materiale e morale. Nutrito di geniali studi letterarii, di severa sapienza giuridica, signore della parola, che ebbe facile, elegante e fiorita, che affascinava e commoveva, fu uno dei principi del foro penale, e rimarranno memorabili quelle sue orazioni, che egli pronunciava con la sicurezza di sè, mentre e pubblico e giudici pendevano trepidanti ed ammirati dal suo labbro! E come sapeva sollevarsi nelle sfere più alte della oratoria penale, era anche pari a se stesso nelle dispute civili. Non la causa per la causa, sibbene la giustizia della causa egli cercava, e le tesi da lui sostenute, erano sempre ispirate a fondamento di verità, di giustizia e di equità. Onde la sua coscienza di giurista riposa tranquilla, come tranquilla fu sempre quella dell'uomo. Non fomentò liti, cercò invece di evitarle; la sua parola fu sempre di pace. Nessuno ricorse a lui invano per consigli, e di consigli ed ammonimenti fu anzi largo verso i giovani colleghi, pei quali l'esempio della sua vita professionale era guida certa e sicura. Dotto ma modesto; buono ma quasi schivo di apparirlo, non cercò onore nè distinzione. Tuttavia quando i suoi concittadini lo vollero negli ufficii pubblici, egli non si rifiutò, e fu così consigliere Provinciale pel mandamento di Nereto dal 1879 al 1895; deputato Provinciale, membro del consiglio
|