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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, politico, Teramo (9-3-1913) [Inizio Voce]al fraticel di Assisi che rinnovava più praticamente e presso gli umili le idee di eguaglianza, professate astrattamente dal primo. Era perciò il suo sentimento: affetto, amore verso l'umanità, verso l'affratellamento universale, che un'associazione antichissima ha nella sua bandiera, che le associazioni politiche odierne si propongono di raggiungere. Ecco perchè Cesare Tanzii avea amore intenso verso l'umanità, ecco perchè egli era largo del suo verso i poveri, ecco perchè la destra non sapeva quel che dava la sinistra; egli concepiva la beneficenza nel senso sociologico moderno, e non della elemosina e della carità, avviliente per chi la dà, avviliente per chi la riceve, e che Max Nordau ha compreso nelle «Menzogne convenzionali della nostra civiltà». Non menomate dunque l'anima buona, l'anima candida, l'anima grande di Cesare Tanzii, che si rivelava nel lampo vivido degli occhi lucenti, di quegli occhi che brillavano d'insolito fulgore nell'affermazione delle sue idealità «Dio patria umanità». Leggete o signori il testamento politico di un nobile morto, Carlo Romussi, spentosi il due corrente a Milano, e vedrete che quel testamento, tolta la parte allusiva all'avvento della repubblica (aspirazione e amor nostro) sarebbe stato il testamento politico-morale di Cesare Tanzii, se questi avesse potuto vergarlo. Ecco la figura dì Cesare Tanzii che io modestamente vi ho delineata: uomo buono, uomo intero, uomo virtuoso; «O cuor de' cuori». Ed ora va tranquillo nel regno de' morti, che te reverenti accoglieranno, pel bene che hai fatto ai mortali, pel bene che a noi ne volesti, pel bene che sui tuoi riversasti, pel bene cui ispirasti tutta la tua vita. Va col pensiero di poter ripetere ai nepoti, che in vita erano la tua carezza e cui rivolgevi l'invito del Galileo: «Sinite
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