[Elenco dei Nomi]

(...segue) Galante Vincenzo
magistrato, giurista, docente universitario, Napoli (10-4-1913)

[Inizio Voce]


lontano / del gigante sovrano, / che solleva il suo corno, / alto sino alle nuvole / e più in alto alle stelle, / dal lontano orizzonte. / Che silenzio è d'intorno! / — Fidi sudditi stanno / prone valli ubertose / ed i colli fan guardia. / Non un alito spira, / non un'ala s'aggira / su per l'aere: incombe / come un vago sgomento, / e mi pesa sul cuore, / indicibile affanno, / il silenzio infinito. — Ma ad ogni estate si ammalava e deperiva. Gli avevano detto: vattene, di questa stagione, in montagna. Ma egli non si muoveva, trattenuto come da uno strano incubo di cader malato in paese estraneo, lontano dai suoi, dalle care e buone mani fraterne che in certe notti di insonnia, di febbre e di terrore, egli aveva sentito, come una carezza, passare sul suo volto solcato dalle lagrime e dal sudore... Parve migliorare per qualche anno, o migliorò veramente. Poi, il male implacabile lo riprese e non lo lasciò più. Tornò all'aperto dei campi, ed Antignano e Lacco Ameno, lo videro bere avidamente le ultime sorsate di vita. Che tragedia senza nome dovette essere la sua lenta agonia! Da poco il Consiglio Superiore della Magistratura, nel giudicare i concorrenti ai posti di Consigliere di Corte di Appello, lo aveva classificato primo tra i vincitori, e, nel recente concorso alla Cattedra di Procedura Civile, era entrato nella terna. Consolidata la sua posizione economica, ammirato da tutti e dovunque, era per cogliere le più ambite speranze che gli avevano illuminato le tormentose vigilie di lavoro e di sacrificio, quando le forze gli vennero meno. Lo spirito vigile e pronto, nel disfacimento inesorabile del corpo, vide, intuì la fine prossima e rabbrividì di spavento. Ma, com'era abituato alle dedizioni ed alle rinuncie più assolute, non volle che ai suoi, muti e desolati intorno a lui, trapelasse l'interno immensurabile affanno. Soffocò il singhiozzo e sorrise alla morte, come mai, forse, nella vita egli aveva sorriso... (A. Massignani)