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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
maestro elementare, tenente di fanteria, Zona di guerra (3-9-1915) [Inizio Voce]speranza, la loro forza, il loro sostegno, una cosa desiderano vivamente: il poter sapere gli ultimi istanti della persona cara! In alcuni casi questo giusto desiderio può venire appagato; in altri casi, nella grandissima maggioranza dei casi le famiglie non riescono a sapere alcun particolare e il dolore per la perdita del figlio, dello sposo, del fratello cresce a dismisura per quel desiderio che resta insoddisfatto. Fortunati quelli che possono ricevere una lettera, una cartolina, un biglietto ove sia scritto dell'ora estrema del povero caduto per una più grande Italia. Quella sera che giunse la terrificante notizia della morte del tenente Noè Lucidi e nella casa paterna era il più tremendo lutto, noi vedemmo nei lamenti delle persone di famiglia l'angoscia, il desiderio di conoscere, circa la sorte del povero morto, qualche cosa che non era nel telegramma di partecipazione! Ora la famiglia Lucidi ha la fortuna di potere apprendere ciò che desiderava! Un collega del dott. Lucidi Luigi, il sig. dott. Riccardo Memmo, scrive in una cartolina: — Porto a tua conoscenza che io faccio parte del personale sanitario dell'ospedaletto 85. presso il quale il tuo valoroso fratello esalò l'ultimo respiro. Egli fu ferito all'addome da proiettile di fucile, mentre conduceva i soldati all'assalto di una posizione nemica. Tutti i soccorsi della scienza gli furono somministrati per salvarlo, ma inutilmente: alle ore tre del 27 spirava avendo ricevuto i conforti religiosi. — Il dott. Francesco Catalano, capitano medico, direttore dell'ospedaletto n. 85 ha scritto una lettera all'egregio Colonnello cav. Uff. Bartoli comandante il nostro Presidio militare. In essa lettera è detto: — Lucidi Noè ricoverò all'ospedaletto la sera del 25 agosto. Presentava una ferita di fucile all'ipocondrio
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