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Qualche giorno fa Guido Baccelli era stato colto da un'indisposizione lieve, ma che poteva essere grave per l'età avanzata dell'ammalato. Però da due giorni era migliorato così che nel pomeriggio del giorno 9 lasciò il letto. La sera verso le 19, mentre lentamente ritornava nella sua stanza, si sentì mancare. Chiamato soccorso ed avvicinato dai congiunti, tra i quali era il figlio Alfredo, esclamò: «Tutto è finito. Muoio!» Difatti cadde nelle braccia del figlio. Chiamati i medici, e trasportato l'illustre uomo nel suo letto, non valsero tutti i rimedi dell'arte per richiamarlo in vita. Una sincope lo aveva ucciso. Guido Baccelli era nato a Roma nel 1832 cioè or sono 83 anni - da una famiglia originaria di Firenze. Il nonno ed il padre erano stati pur essi valenti clinici. Fino al 1848 studiò nel Collegio Ghislieri di Pavia. Poi si diede agli studi medici a Roma. Nel '56 ebbe una cattedra dell'Università di Roma. Nel '63 successe al prof. Vitale nell'insegnamento della Clinica medica. In breve la fama del medico divenne mondiale. Verso il 1870 il suo nome si era già affermato come quello di una illustrazione della Medicina e quando nel 1878 Vittorio Emanuele II fu improvvisamente prossimo alla morte, si ricorse all'opera di Guido Baccelli, che ora rimaneva l'unico medico superstite di tutti quelli che furono chiamati al letto del grande Re morente. Sono celebri alcune cure del Baccelli, che costituiscono vere innovazioni geniali; come quella dell'ipodermoclisi. Furono anche di grande giovamento all'umanità i suoi studi sulla malaria e sulle affezioni del cuore e dell'aorta. Magnifica mente versatilissima, fu archeologo, parlamentare, statista, latinista. Sono di questi ultimissimi giorni alcuni suoi distici latini in onore di Luigi Cadorna. Innamorato cultore specialmente

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