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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, politico, Teramo (10-2-1916) [Inizio Voce]che esercita quel ministerio nel quale Egli ha lasciato orma tanto luminosa. (Francesco Campanella) — I funebri — Appena, giovedì al mattino, si seppe per la città che nelle prime ore della notte si era spento serenamente, nella non tarda età di 67 anni, l'avv. Gustavo De Marco, - nobile ed operosa esistenza, vita intessuta di lavoro e di bontà, anima retta e leale, - fu un accorrere alla casa così crudamente visitata dalla sventura, perchè tutti i cittadini di Teramo volevano rivedere per l'ultima volta le sembianze del professionista insigne che aveva riempito del suo nome tutto l'Abruzzo e che aveva dato lustro e decoro al foro teramano. La salma dell'avv. Gustavo De Marco, vestita a nero, era sul letto e la mite luce dei ceri ne illuminava il volto stanco, come di chi ha molto sofferto, ma dolce e sereno, come di chi è contento di chiudere gli occhi perchè per lui hanno fine i fisici patimenti. Vicino a la cara salma erano i parenti più stretti, piangenti ed inconsolabili, e proprio presso il capezzale era il figlio dott. Adolfo, tenente medico in Ancona, che da quando era tornato s'era posto lì, e nessuna parola affettuosa era riuscita, nell'animo di lui, così persuasiva da allontanarlo, fosse pure per un solo istante, da quel posto di infinita amarezza e di straziante dolore. Per maggiore tristezza nell'animo dei visitatori, si aggiungevano di tratto in tratto i lontani singhiozzi della povera vedova, delle figlie, del figlio prof. Flaviano, e si aggiungeva anche il pensiero che altro figlio, il dott. Alfredo, è lontano di casa, a Vallona, per adempiere il suo dovere di soldato. Quanti in quel giorno varcarono la soglia di casa De Marco? Chi non volle rivedere le care e belle sembianze di Gustavo De Marco; chi non sentì il pensiero affettuoso di andare a stringere
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