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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
avvocato, politico, Teramo (10-2-1916) [Inizio Voce]in giurisprudenza, mossi i primi passi nell'arringo forense, e nè il lungo periodo di anni, né le molte vicende della vita valsero a rallentare i vincoli di questa amicizia, diventata invece più salda per l'affetto, di che mi circondarono e mi onorano tuttora i suoi figli. Alla mia mente si affollano i ricordi dei giorni lieti della gioventù, delle battaglie insieme combattute per il trionfo del diritto, delle lotte insieme sostenute per i comuni ideali, delle disillusioni e dei dolori sofferti, e parmi che con lui vada tanta parte della mia vita e di me stesso. Non potrò perciò dirvi di lui tutto quello che vorrei e dovrei. Dote singolare dell'estinto fu l'ingegno poderoso ed eccezionale, per cui Egli facilmente assimilava ogni e più astrusa materia di qualunque disciplina. Essendosi dedicato agli studi legali, li compì tra l'ammirazione dei compagni ed il plauso dei maestri, tra cui lo Zuppetta ed il Pessina, per i quali ebbe un vero culto, non dissimile quasi da quello del Ficino per Platone. Entrato giovanissimo nella Curia Teramana, ben presto si affermò come uno dei migliori nell'arringo penale, dove eccellevano Dionisio Mezucelli, per grande sapere e dialettica, ed Achille Ginaldi, per genialità ed arte forense; e se non possedette la profonda dottrina del primo, lo eguagliò nella potente dialettica, mentre superò il secondo in entrambe le doti. Ebbe dell'oratore i pregi, di cui Quintiliano insegnò dovesse questi essere fornito, e moltissimi di voi lo ricordano quando nella nostra Corte di Assise, aitante della persona, dalla voce grata e sonora, col gesto largo e castigato e con lo sguardo vivido e quasi affascinatore, trionfava con la parola e con la forza degli argomenti sui competitori dell'accusa pubblica e privata. Traevano a sentirlo e ad ammirarlo popolani,
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