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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, storico, Teramo (15-10-1917) [Inizio Voce]tutti. Ed ora, mentre egli le più belle pagine vi doveva aggiungere, si è chiuso per sempre. Oserei, in questo momento, aprirlo a nostro conforto e a ricordanza cara; ma la commozione mi vince, e l'immagine sua, col suo sorriso che sfiorava spesso il suo labbro, mi è ancora presente e mi dice severo: «Taci, amico, non è tempo questo di pianto e di dolorose ricordanze, mentre un funereo e funesto manto avvolge il mondo intero: eleviamo piuttosto lo spirito verso la nostra madre comune, ritemprandolo all'eroismo dei suoi figli prediletti.» Ed egli si, amava, ardentemente amava questa nostra Patria; e tale amore sapeva infondere nell'animo de' suoi alunni; perchè ove rifulsero più il suo carattere, la sua mente, il suo sapere, fu nella scuola. Quest'era il campo della sua non comune coltura, della sua vita: era il maestro nato fra i suoi piccoli studenti, era l'interprete dei loro bisogni intellettuali, li eccitava e li moderava a tempo. Ma chi può misurare il bene di un buon maestro, come il compianto nostro concittadino? Chi può lodarlo abbastanza? Dategliela voi, Signori, questa lode, scolpendone la sua memoria nei vostri cuori, come di persona benefica e degna d'onore. Ed ora riposa in pace, o benemerito educatore, mio buon amico. L'inesorabile ti ha vietato di vedere tornare sulla terra la pace feconda e santa, la pace cotanto sospirata. Tu hai portato con te viva la fede d'una patria più grande e delle sue sorti magnifiche affidate ai suoi figli, ciascuno dei quali diventa un eroe nel difenderla al cospetto di tutto il mondo, Già molti di loro li avrai in tua compagnia. Tu li educasti a questi supremi doveri d'ogni cittadino d'Italia. Addio, addio, amico Collega! Il tuo nome non cadrà certo dalla nostra memoria: il nome dell'uomo onesto e laborioso è sacro per noi, come
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