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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
ingegnere, Teramo (5-1-1919) Alle ore 8 del giorno 26 decembre, vinto da fiero morbo, spegnevasi immaturamente, munito dei conforti religiosi, la cara esistenza dell'Ing. Giuseppe Marcozzi. La madre Telesilla Rozzi, i fratelli Ignazio, Vincenzo, Giacinto, Pietro, Carlo; le sorelle Maria, Anna, Luigia, Bina; i cognati Bartolomeo Montani, Serafino Cerulli-Irelli, Giuseppe Marziale, Ciro Spalazzi, Nina Ferraioli, Emma Cerulli, ed i nipoti, costernati, ne danno il doloroso annunzio. — Quando ci giunse la nuova che l'ing. Giuseppe Marcozzi si era ammalato piuttosto gravemente, provammo un vivo dolore nell'animo, ed augurammo di cuore ch'egli riuscisse a superare la terribile ora. E da quel momento non facemmo che chiedere agli amici ed ai parenti notizie di lui, ma le risposte, purtroppo, non erano quali noi le avremmo desiderate. Estimatori dell'egregio cittadino, amici di lui da lunghi anni abbiamo provato nell'animo la più grave angoscia nel sapere che egli di giorno in giorno, di ora in ora sempre più si aggravava e che nulla poteva la scienza, e che anche le preghiere dei parenti erano vane: la malattia era troppo grave e stringeva l'infermo sempre più nelle sue terribili spire! Così, alle ore otto del 26 dicembre, tra le braccia amorose dei parenti, chiudeva gli occhi alla luce del giorno benedetto da tutti per la vita vissuta praticando il bene e le più nobili virtù famigliari e civili. In lode di Giuseppe Marcozzi molto noi potremmo dire, ma la sua simpatica figura è così nota a tutti che l'elogio più bello è per lui nell'animo di quanti lo conobbero. Fu cittadino di incomparabile integrità, fu uomo uguale in tutte le manifestazioni di sua vita, fu professionista di eccezionale valore, e restano opere degne a testimonianza dell'ingegno e della coltura
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