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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Basciano (31-7-1921) [Inizio Voce]bambino trovasi nella chiesetta di San Rocco, in quel di Castelli: una Santa Margherita ha avuto l'onore dì adornare la camera da letto di S. M. la Regina Madre; ed altri sono conservati con cura gelosa dal fratello. Laureatosi ingegnere, si affermò subito per le sue doti di professionista, e si distinse negli Uffici del Genio Civile, specialmente per quel che riguarda le grandi costruzioni di ponti. Ed appunto in seguito agl'infiniti disagi, che dové sopportare nei lavori, sull'Adige, sul Po e negli Appennini toscani, egli contrasse - non aveva che quarantanni! - la malattia che lo ha avvinto per tanti anni nelle sue spire crudeli, e che troncò il suo sogno d'amore: egli, infatti, doveva sposare la figlia del ministro Cavasola, allora prefetto di Palermo. Ma, come ho anzi detto, la sventura, che su di lui si era abbattuta con inaudita crudeltà, non valse a fiaccare la sua fibra, e se il suo corpo era condannato all'inazione, lo spirito e l'intelletto non riposavano, ma si compiacevano di affrontare ardui e profondi problemi. Del suo lavorio spirituale, della ansia che non gli concedeva tregua, di volersi spiegare le quistioni più controverse e i fenomeni più strani sono prova e frutto le dotte conferenze, ch'egli tenne nella Sala della società operaia di Castelli, su «Il sistema planetario», su «La formazione del Gran Sasso e dei nostri monti». I lavoratori castellani ricorderanno anche la sua recitazione dei settantadue sonetti di Cesare Pascarella, imparati a memoria dopo due sole letture fattegli da un nipote! Giovanni Barnabei, paralizzato nelle gambe e privo della vista, di null'altro si sarà tanto addolorato, quando del non aver potuto rivedere i luoghi cari ove egli aveva aperto gli occhi alla luce, la chiesetta ove al battesimo lo aveva condotto il padre suo beneaugurando
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