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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, archeologo, deputato, Roma (4-11-1922) [Inizio Voce]convinto, votando in Parlamento la partecipazione delle nostre armi al conflitto mondiale per la redenzione suprema della Patria. Salutò con gioia la nostra vittoria ed auspicò l'avvento di un nuovo governo degno dei rinnovati destini d'Italia. Gli occhi del morituro hanno potuto guardare il nuovo sole che sorge ad illuminare di più pura luce il cielo di Roma e della Patria. A dieci anni i risparmi del padre lo fecero uscire dal paese ed andare a Teramo, dove poté frequentare le scuole dirette dai padri Barnabiti. A Teramo fu presentato a Leonardo Dorotea di Villetta Barrea in provincia d'Aquila. In quella occasione il Barnabei fu scelto come uno dei giovani meritevoli di essere inviato a visitare la prima esposizione nazionale che si tenne a Firenze nel 1861. A Firenze conobbe la celebre poetessa teramana Giannina Milli che fu per lui come una madre. La Milli aveva pensato di spingere il Barnabei a far rinascere in Castelli l'arte della maiolica ed a riportarla all'antico splendore. Parve che il modo migliore per riuscire all'intento fosse quello di far entrare il Barnabei nella celebre fabbrica del marchese Giussi del paese di Doccia presso Firenze. Ma il Marchese non volle consentire che si istituisse altrove un centro industriale che potesse far concorrenza. Allora la Milli con i suoi amici consigliò il Barnabei a tentare il concorso alla scuola normale superiore di Pisa, dove ebbe maestri il Villari, il d'Ancona ed il Comparetti. All'esame di laurea presentò una tesi sulla tecnica della figulina antica e ne ebbe lodi straordinarie dalla Facoltà di lettere, che fece voti che il Barnabei fosse destinato ad insegnare a Napoli, per poter profittare dei tesori di quel Museo Nazionale e proseguire negli studi della archeologia. Nel 1862 fu scelto ad essere inviato in
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