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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, archeologo, deputato, Roma (4-11-1922) [Inizio Voce]secoli, ma anche i furti, che i rapaci stranieri, e specialmente i tedeschi avevano perpetrati nel passato. E mai una parola sulla rigorosa economia da lui praticata nelle spese, per cui il Museo, come ebbe ad informarmi in epoca anteriore alla guerra il Direttore di esso, era stimato in quel tempo di un valore trenta volte maggiore della somma spesavi, nella Stessa proporzione cioè tra quella di L. 2.500 erogata dal Barnabei per gli oggetti della toletta di una donna etrusca del 4. secolo avanti Cristo e l'effettivo loro valore in L. 85.000. Egli inoltre per evitare illeciti arricchimenti, a causa degli scavi, da parte dei proprietari degl'immobili, elaborò un progetto di legge per la nazionalizzazione del sottosuolo, corredandolo, di una relazione che farebbe onore a qualunque più eminente giureconsulto. Il Senato negò la sua approvazione; ma poco tempo dopo volle il caso che negli scavi per le fondazioni di un palazzo della Banca Commerciale a Roma fosse rinvenuta una Nisbile, per cui ebbe luogo un clamoroso giudizio ed ebbero a deplorarsi gli oltraggi subiti a Milano dal sequestratario della statua, che fu nientemeno Ernesto Nathan. I fatti anche una volta dettero ragione al Barnabei. Questa era la mente del fiero Castellano, che voleva riconquistare la gloria d'Italia tutto l'inesauribile patrimonio artistico e storico. E lottò perciò contro gli stranieri, che tentavano sottrarglielo o, peggio ancora, farne disconoscere il significato o negare il valore documentale. Perciò, quando negli scavi del foro fu rinvenuto il «lapis niger» ai burnanzosi professori tedeschi, tra cui l'Helbig, che perciò gli divenne nemico acerrimo, proibì che fosse dato il calco per l'interpretazione, perchè, come ebbe a dichiarare pubblicamente, questa doveva essere fatta dagli Italiani, come
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