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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, archeologo, deputato, Roma (4-11-1922) [Inizio Voce]nostro patrimonio archeologico e fu iniziato per cura dello Stato il sistema degli scavi metodici. Di tali scavi metodici, da lui diretti, ricavò, illustrandolo, tutto il materiale col quale fondò il Museo delle Terme e dagli scavi nell'agro falisco, nella necropoli di Narce, ricavò tutto il materiale per fondare il museo di Villa Giulia. Nel Museo di Villa Giulia, mostrandomi un giorno un gran gruppo coniugale in terra cotta su una tomba etrusca, mi disse: Questa ricostruzione fatta con oltre 500 frammenti non sarebbe avvenuta, se io non fossi stato un vasajo di Castelli. E mi specificò dove i frammenti furono trovati e dell'uso anche antico, come a Castelli, di buttare rottami delle fabbriche di terre cotte in determinati luoghi scoscesi. A Castelli, per esempio, in gergo majolicaro sono chiamati colli e ve ne è uno per ogni rione di fabbriche. La creazione di questi due grandi Mussi basterebbe per immortalare un uomo e fargli meritare l'alta riconoscenza della Patria. All'infuori di quanto il Barnabei ha profuso nei 45 volumi, (oltre ventimila pagine) che sinora rappresentano le Notizie degli Scavi, pubblicazioni da lui dirette sino all'ultimo giorno della vita, vi sono di lui 80 e più lavori, che trattano di archeologia, letteratura latina, greca, italiana, storia dell'arte e ceramica. Notevolissimo è il Trattato sui fittili scoperti nella Necropoli di Narce, ove fissa i dati cronologici di essi e quindi stabilisce i criteri per conoscere l'epoca delle tombe nella bassa Etruria. Un altro lavoro che sfiderà il tempo, è quello sulla Villa Pompeiana di Cajo Fannio Sinistore, scoperta presso Bosco reale. E' una minuta descrizione dei costumi di quei tempi. Felice Barnabei era come un romano antico ancora sopravvivente, e per di più un romano classico, ché oltre alla conoscenza
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