|
L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
storico, studioso del folklore, dialettologo, direttore di liceo (1-8-1923) [Inizio Voce]di problemi didattici, fisiologici, intellettuali ed etici e di riforme scolastiche; dottore in medicina, pubblicò monografie scientifiche e studii sulle condizioni sanitarie, igieniche, idrologiche e agrarie della regione: mente versatile e dinamica, in tutte le sue opere, attraverso una forma impeccabile, stringata, incisiva, di una chiarezza cristallina, pura come la sua coscienza di cittadino e di artista, profuse i tesori dell'ingegno e della dottrina, rivelando larghezza e dirittura di criterii e di principii ed elevata comprensione dei problemi regionali e dei relativi mezzi e modi di soluzione. Ma le opere di maggior valore artistico e spirituale – di fronte alle quali la luce ideale del didattico, del Preside e del Sanitario è come soverchiata da una luce più sfolgorante – sono quelle in cui il Finamore ha lasciato orma del suo fervore sommo di folklorista. Più che la mente giovinetta dell'alunno, più che il corpo dell'infermo, era l'anima millenaria della razza, nelle sue complesse e varie manifestazioni, con tutte le sue tonalità, dalla nota più sonora alla nota in sordina, che affaticava il pensiero del Finamore, in una febbrile, appassionata attività di studii e di ricerche, di analisi e di raffronti, che dovevano condurre il Maestro a salvare dall'oblio quasi tutto il tradizionale patrimonio spirituale e linguistico della stirpe. Poiché egli aveva come l'intuito del folklorista: il folklorismo era per lui un bisogno prepotente e assorbente dello spirito, e il senso, la passione, il metodo del folklorista egli li possedeva in sommo grado, onde poteva superare i meriti e la rinomanza del De Nino, che seguì nelle sue opere un criterio più letterario che scientifico, e assurgere legittimamente al posto del Maestro del folklore Abruzzese. Alla luce della più
|