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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
storico, studioso del folklore, dialettologo, direttore di liceo (1-8-1923) [Inizio Voce]Ma il Finamore – la cui rinomanza di folklorista oltrepassa i confini della regione – non menava mai vanto di sé, pur meritando giudizii di personalità letterarie autorevolissime, i quali avrebbero insuperbito facilmente chiunque non professasse la modestia alla stregua del Finamore, uomo di antico stampo, dalla grandezza morale e intellettuale. Il D'Ovidio, il D'Ancona, il Bonghi, il Gregarovius, il Mazzoni e tanti altri letterati e filologi di bella fama ne fecero le lodi più vive, decantando i pregi non comuni e il carattere utilitario delle sue elaborate raccolte di usi e costumi, di novelle e di leggende, di melodie popolari e soprattutto del suo Vocabolario dell'uso abruzzese. Questo, anzi, edito dal Carabba nel 1880, giudicato «prezioso» dal D'Ovidio e sul cui modello il Bonghi ebbe ad auspicare la compilazione di vocabolari di altri dialetti regionali, rappresenta il capolavoro del Finamore e fu degnamente insignito del primo premio nel Concorso governativo per la compilazione dei vocabolari dialettali, allorché nel 1893 riapparve, più completo, nella edizione del Lapi. Chi infatti si fa a leggere il Vocabolario dialettale del Finamore resta ammirato della grande organicità del lavoro per ricchezza di voci, rigore di metodo, ampiezza di note illustrative e di raffronti con terminologie dialettali e italiane. Il Pitrè – il maestro insigne del folklore siciliano – reputandosi onorato di inserire nel suo Archivio delle tradizioni popolari sia indigene che esotiche gli scritti del Finamore – aveva nella maggiore estimazione i meriti del folklorista abruzzese, del quale spesso stampava i giudizi assai lusinghieri. Le riviste e i periodici regionali e italiani si fregiavano dei suoi lavori, e sempre originali e attraenti e di vario argomento. Anche la stampa straniera
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