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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, preside d'istituto, Teramo (12-3-1925) Quando nel mattino del giorno otto corse per la città la notizia della morte dell'insigne Maestro, avvenuta sull'alba allo squillare delle campane, un sentimento di dolore vivo si impossessò degli animi dei cittadini che in Vittorio Savorini, oltre che il maestro, l'educatore, lo scrittore, ammiravano il gentiluomo puro e cortese, il cittadino che amava Teramo, seconda sua Patria, con cuore ardente e ammirazione profonda. Noi, che da lontani anni avemmo la fortuna di avvicinarlo e che avemmo da lui parole d'incoraggiamento e di consiglio, al ferale annunzio ci sentimmo l'anima tremare, e pensammo che con Vittorio Savorini veramente una gran luce si è spenta. Dal nostro ciglio sgorgarono lagrime, e in ispirito fummo presenti nella casa della sventura, ove, intorno alla salma veneranda doloravano la vedova, il figlio con la consorte e la figliola! Poche volte la scomparsa di un uomo ha destato tanto cordoglio nella cittadinanza. L'alta stima, da cui era circondato il prof. Vittorio Savorini, apparve in tutta la sua nobiltà nel seguente giorno, quando mosse il corteo funebre dalla Chiesa di S. Domenico verso il Camposanto. Non v'era famiglia che non fosse rappresentata da qualcuno dei suoi membri; non un'autorità mancava in quel tributo di rimpianto; non uno studente di tutte le scuole, non un solo insegnante fu assente! E poi una lunga teoria di superbe corone e gl'istituti pii e le associazioni. Una selva di bandiere! Fuori Porta Reale, commemorarono l'Estinto, con nobiltà di sentimenti e di parola, il Preside dell'Istituto prof. Massignani, il gr. uff. Paris, il prof. ing. Valente, l'avv. O. Marchetti, il prof. Giacomo Franchi, il gr. uff. Albi. Non potendo pubblicare, come sarebbe nostro desiderio, tutti
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