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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
insegnante, preside d'istituto, Teramo (12-3-1925) [Inizio Voce]in breve tempo dai discepoli reverenza ed affetto, che nel lungo volgere di quaranta anni, quanti il Savorini ne dedicò all'insegnamento nel nostro Istituto, non vennero mai meno, ed anzi si facevano maggiori a mano a mano che le generazioni si succedevano nella sua scuola. Del che Egli si compiaceva grandemente, ritenendo, ed a ragione, stabilita così quella comunione di spiriti tra maestro e discepoli, che genera la tradizione e l'evoluzione del pensiero. E fu così forte questo vincolo che Egli rifiutò qualunque maggiore ufficio, pel quale sarebbe stato costretto di lasciare questa Città; accettò invece di buon grado la direzione della Scuola tecnica pareggiata del nostro Comune e poscia la promozione a Preside di questo Istituto-tecnico. Il Savorini però non limitò l'opera sua sapiente e benefica alla Scuola, ma, quasi a completarne l'effetto, volle spenderla anche a prò della Città. Egli, infatti, ricercato di consiglio e di aiuto, prese parte a quanto stimò che valesse a favorire il maggiore sviluppo della coltura a Teramo ed a sollevare a grandezza morale la nostra Città. Qualche volta anzi, confortato dal sentirsi circondato di considerazione e di stima, assunse a dirittura l'iniziativa di ciò che gli sembrò atto al nobile scopo. Basterebbe ricordare la fondazione della “Rivista Abruzzese di scienze e lettere”, che speriamo riprenderà presto le sue pubblicazioni; l'istituzione della “Fratellanza Artigiana” in che fu cooperatore di Filippo Delfico e di Crescenzio Scarselli; l'istituzione di una Università popolare, in unione con colleghi delle Scuole medie e di giovani professionisti; l'istituzione, sotto gli auspici del Comitato Permanente di Beneficenza, di un Circolo per conferenze, delle quali molti di noi ricordano con ammirazione quelle tenute da Lui, dal Mantovani,
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