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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
Penne (22-3-1925) [Inizio Voce]materno; alla memoria di lei, dicevamo, tutti dobbiamo inchinarci, e l'inchino sia profondo di ossequio e di rispetto, profondo nel sentimento mirabile di concordia fraterna attorno a un cuore nobile che predicò sempre la fraternità. Ed anche noi ci inchiniamo. Ogni volta che ci sentiremo oppressi da scoraggiamento e un dolore c'infiacchirà l'anima; ogni volta che i disinganni e le lotte della vita verranno ad insidiare la purezza dei nostri propositi, e ci sentiremo soli e smarriti e andremo cercando un cuore in cui abbandonarci sicuri, oh ! allora sarà un grande benefizio per tutti vivere, sia pure per un istante solo, nel ricordo purissimo di una visione purissima, al cui dileguare silenzioso la nostra anima ebbe un fremito di sincero cordoglio. Quello stesso forse dei carissimi figli doloranti cui è supremo conforto, come nell'esistenza comune s'illudevano quasi che ella fosse imperitura, tanto era robusta la sua complessione e fresca la sua intelligenza, così ora e sempre di rivedere in lei, più viva di ogni cosa viva, l'angelo tutelare della loro vita degna di essere vissuta, poiché a renderla bella salda feconda di opere generose essi attingono la virtù ad una fonte sacra, e questa fonte inesauribile si chiama la Madre compianta e benedetta! Penne, 7 Febbraio 1925 (Raffaele Verrotti)
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