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L'Ultima Dimoraa cura di Federico Adamoli |
(31-10-1926) Ormai da gran tempo Enrico Bernardi-Petrini non era più la fronzuta quercia; poche volte lo si vedeva per la città nello scorso anno, poi scomparve del tutto perchè una dolorosa malattia lo minava. Per questa malattia fu costretto di recarsi a Bologna per cure mediche e chirurgiche e l'affezionatissimo nipote cav. ing. Guido Giosia, che è oggi il suo universale erede in attestazione di affetto e di riconoscenza, lo seguì sempre e gli fu costantemente al fianco premuroso, sollecito; desideroso di ridare vigore al corpo stanco dell'amato suo zio. Tutto indarno! Enrico Bernardi-Petrini, tornato in casa sua, non riprese forza, ma sempre più si prostrò, sicché al mattino del giorno 18 corrente, alle ore quattro, si spegneva coi conforti della Religione. La sua morte fu veramente come l'approdare a desiderato porto, chè a Enrico Bernardi-Petrini la Fede, ch'egli ebbe in massimo modo, rendeva non temibile il morire nel desiderio della migliore vita futura! La città apprese con dispiacere la morte di tanto gentiluomo e ne benedisse la memoria! Enrico Bernardi-Petrini era uomo generalmente stimato; appartenente ad una delle celebri quarantotto famiglie nobili teramane ne aveva costantemente mantenuti la nobiltà e il decoro. Per chi lo conosceva intimamente Egli aveva la bontà di un santo; seguiva il precetto evangelico di dare, ritraendo subito la mano, per non ostentare la carità verso il prossimo! Nato fra le ricchezze — ch'egli aveva saputo aumentare non per egoismo, ma come deposito sociale — aveva l'anima francescana della povertà, e nessuno ricorda ch'egli abbia fatto in alcuna occasione sfoggio di ricchezze. Ma chi bussava alla porta del suo cuore, per opere buone o per necessità, non vi bussava mai indarno, poiché due cose egli sentiva:
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