Sopra ciascuna eresia, che avrebbe udita dal Campanella, molto spesso si riportò agli esami fatti, non ricordandosi bene (circostanza da notarsi), ed infine aggiunse che quando parlava degli esami fatti, intendeva parlare di quelli fatti in Napoli, perchè in quelli fatti in Calabria ci erano "mille errori del scrittore". - Il Lauriana (nella seduta medesima) disse che conosceva il Campanella da due anni, e pel rimanente non fece che risponder sempre, "vedete al mio esamine che sarà llà... non mi posso ricordare... vedete llà all'esamine". Aggiunse infine, "queste cose le mantenerò in faccia à fra Dionisio et à fra Thomaso"; ed allora i Giudici gli fecero l'obiezione naturalissima, "come potrà sostenere quelle cose che dice di non sapere e non ricordare"; ed egli, "io lo sostenerò perchè essi l'hanno detto"; e i Giudici, "quali sono queste cose che i predetti dissero"; ed egli, "stanno scritte all'esamine, vedetelo llà"; e i Giudici, "dica le cose che si contengono in detto esame"; ed egli, "io non me ne ricordo"! Confermò del pari che a Monteleone D. Carlo Ruffo fu presente all'esame; e poi, venendo agli articoli, sul primo, cioè che il Campanella aveva detto non esservi Dio, rispose, "vedete l'esamine che mi pare che lo dica, et esso havea un libro in mano, che trattava de Deo, et si chiama Plinio"; su tutti gli altri rispose che non se ne ricordava, appellandosi continuamente al suo esame. - Il Petrolo (23 agosto) disse di avere conosciuto il Campanella prima che fosse frate, "che esso era prevetello", e poi negli ultimi due anni.
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