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      Al quale succedette, continua Ibn-Haukal, un Abu-Ibrahim-Ishak-ibn-Mâhili, che fece ridir di sč molte scempiaggini717. Che pių, se non usano la circoncisione, nč osservano le preghiere, nč pagan la limosina legale, nč vanno in pellegrinaggio; e appena avvien che digiunino il ramadhan e che facciano il lavacro in un sol caso! E scaglia la sentenza: non essere in Palermo begli ingegni, nč uomini dotti, nč sagaci, nč religiosi; non vedersi al mondo gente meno svegliata, nč pių stravagante; men vaga di lodevoli azioni, nč pių bramosa d'apprendere vizii.
      Ma si tradisce col filosofare: che la radice di tanto male č il gran mangiar che fanno di cipolle crude, mattina e sera, poveri e ricchi; ond'han guasto il cervello e ammorzato il senso718. In prova, ecco, bevon dei pozzi anzichč cercar le dolci acque correnti; al ragionar con essi t'accorgi c'han le traveggole; nel guardarli vedi alla cera la complessione intristita. Ghiottoni, che non si sgomentano a puzzo di cibi. Sudici di loro persone, da far parer mondi i Giudei. Allato al negrume di lor case diresti bigio un focolare. Nelle pių splendide, vedi correre i polli e sconciare la stanza e fino i guanciali del padrone. Arroge che in Sicilia il frumento non si serba da un anno all'altro; e sovente, sė malvagio č l'aere, inverminisce su l'aia.
      Il tempo č passato che scrivendo la storia si prendea battaglia per simili argomenti, e che la caritā patria, bamboleggiando, avvampava sol nelle inezie. Pur non debbo ricusare ai miei concittadini musulmani di nove secoli addietro il giusto giudicio, secondo parer mio, come farei pei Medi o i Cinesi.


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Storia dei musulmani in Sicilia
Volume secondo
di Michele Amari
F. Le Monnier Firenze
1858 pagine 654

   





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